Che cos’è la meditazione Vipassana?
Il termine Vipassana in lingua Pali (lingua indiana utilizzata ancora oggi per la liturgia) significa letteralmente ” visione profonda” o ” visione intuitiva”.
Questo tipo di meditazione infatti, ben lontano dall’essere una religione o un credo dogmatico, ha come funzione ultima quella investigativa e mira al risveglio della CONSAPEVOLEZZA in coloro che la praticano.
Questa tecnica nasce in India più di 2500 anni fa ad opera del Budda Gauthama come metodo di purificazione fisica e mentale basato sul Dhamma ( o Dharma) in sanscrito “così come le cose sono”, ossia sull’esperienza diretta aldilà di qualunque credo o dogma.
Il raggiungimento della consapevolezza, che avviene attraverso una serie di esercizi dei quali parleremo in seguito, porta ad un confronto immediato con i nostri CONFLITTI o ATTEGGIAMENTI mentali.
E’ necessario comprendere tutto quello che accade per non esserne dominati.
Al giorno d’oggi la meditazione vipassana è ampiamente praticata, tra i maestri contemporanei che hanno maggiormente diffuso questa tecnica vanno ricordati il monaco Mahasi Sayada e il laico U Ba Khin entrambi originari della Birmania.
Chi può praticare la meditazione Vipassana?
Non essendo ne un credo ne una religione, questa tecnica meditativa può essere praticata da chiunque indifferentemente da sesso, età, provenienza.
Può inoltre essere praticata in una qualsiasi delle quattro posizioni basilari (posizione del loto, posizione del loto a metà, posizione sulla sedia, posizione supina) o addirittura in movimento.
E’ possibile intraprendere un percorso personale e in solitaria o c’è l’opportunità di seguire ceri e propri corsi o ritiri organizzati in tutta Italia.
Secondo la tradizione questi corsi non sono a pagamento ma ad offerta libera e solo maestri che abbiano una certa esperienza accettano le offerte.
In che cosa consiste questo tipo di meditazione?
Come ogni pratica meditativa, anche la vipassana comprende una serie di esercizi da svolgere.
Una differenza è però che non è necessario praticarli tutti e nell’ordine in cui vengono presentati ma è anzi possibile avvicinarsi a questa tecnica praticando il medesimo esercizio
per dieci, quindici minuti al giorno aumentando via via il tempo di pratica.
Gli esercizi possono essere praticati in qualunque momento della giornata ma si raccomanda di mantenere uno stesso orario nel corso dei vari giorni.
Va inoltre detto che la consapevolezza di sé e del proprio corpo non deve limitarsi al momento della giorno che viene riservato alla pratica.
Gli esercizi sono finalizzati alla presa di coscienza, ossia al mantenimento dell’attenzione sul momento presente (qui ed ora).
La concentrazione fa si che si percepisca qualunque accadimento nel nostro corpo, nella nostra mente e nella realtà a noi circostante.
Alcuni esempi possono essere:
- la consapevolezza del respiro, dell’aria che entra ed esce dal nostro corpo, con relativa contrazione e dilatazione del nostro ventre
- nel momento in cui un pensiero ci “distrae” è necessario prendere consapevolezza di questo pensiero e della distrazione che ha innescato e successivamente superarlo tornando alla pratica meditativa
- se accade qualcosa nella stanza come un suono o un rumore. Va presa coscienza del rumore in quel preciso momento e poi va dimenticato. Perché la natura delle cose è effimera e quello che ora è presente è ormai già passato.
Non è importante la natura dell’attenzione m l’attenzione in sé.
Durante questa presa di coscienza si realizza l’esistenza effimera della realtà e delle cose: la vera natura del nostro corpo e della nostra mente appare così per come è IMPERMANENTE, INSODDISFACENTE, NON-SE.
A tale rivelazione segue l’allontanamento che libera dalle costrizioni e mette in una migliore predisposizione verso la comprensione di ciò che ci circonda.
Questa consapevolezza aiuta ad attenuare la sofferenza emotiva, fisica ed esistenziale.
Ci sono cose che non si possono fare nei periodi di meditazione?
Se si desidera praticare questa tecnica con costanza e dedizione, oltre alla pratica degli esercizi meditativi ed ai ritiri spirituali è necessario seguire anche una serie di regole morali come ad esempio i cinque precetti che consistono in:
- non dall’uccidere o danneggiare qualsiasi essere vivente.
- non prendere ciò che non è dato
- non mentire e dire parole scorrette
- non praticare una scorretta condotta sessuale
- non utilizzare intossicanti
Questi precetti posso essere praticati anche al di fuori del periodo di un ritiro o del momento stesso della meditazione, certo non vanno presi strettamente alla lettera ma considerati nocivi nel caso di un abuso estremo. (Colui che desideri meditare non dovrà certo privarsi di un buon bicchiere di vino).