Il consumatore critico e l’industria della carne.
Che l’industria della carne sia responsabile di gran parte dell’inquinamento che affligge il nostro pianeta è cosa nota: la sua materia prima è infatti costituita da animali, i quali per sopravvivere consumeranno risorse idriche, nonché ingenti quantità di cereali che altrimenti potrebbero essere utilizzati per il consumo umano.
La carne, prima di finire sui nostri scaffali, dovrà anche essere processata in stabilimenti appositi: strutture altamente costose, sia economicamente, sia dal punto di vista ambientale, al punto tale che sempre più persone nel mondo stanno adottando uno stile di vita vegetariano o vegano, frutto di una maggiore consapevolezza di se stessi e dell’impatto che le proprie abitudini hanno sull’ecosistema.
Radical Vegan: le controversie
Uno stile di vita del genere però non è per tutti, soprattutto quando si parla di veganismo, perché questa dieta, sebbene paia avere molti effetti positivi per la salute di chi la segue, risulta “restrittiva” e decisamente troppo rigida per molte persone, cosa che ha causato l’insorgere di molti dibattiti, soprattutto per quanto riguarda la famigerata vitamina B12 , di cui, secondo alcuni, una dieta vegana causerebbe una carenza critica.
Alle posizioni più discusse e di stampo radicale portate avanti da chi segue questa “filosofia” se ne è però recentemente aggiunta un’altra, più moderata e basata su accurati studi scientifici secondo i quali basta un giorno vegano a settimana per salvare ambiente e animali a rischio.
Vegan sì, ma moderatamente: ecco lo studio della LAV
Essere “vegani per un giorno” una volta alla settimana potrebbe fare molto, per noi come per l’ambiente, il tutto senza sconvolgere di punto in bianco le nostre abitudini alimentari, o almeno questo è quanto sostengono gli esperti della LAV (Lega Anti-Vivisezione), lanciatrice del “Mercoledì vegano” grazie al quale si stima vengano salvati circa 5.000 polli, 5.400 conigli o 52.000 platesse in un anno.
I numeri sono alti, ma non si fermano qui: ponendo che mille persone rispettino quest’iniziativa, infatti, avremmo (sempre per un anno) un risparmio di 430.000 litri d’acqua e 390 kg di cereali, per non parlare della CO2 che risulterebbe ridotta di 936 kg.
Se applichiamo questi principi all’intera popolazione mondiale (che al momento supera i sette miliardi di individui) sarà evidente quali e quante siano le risorse che potremmo risparmiare con questa piccola accortezza e il “Mercoledì Vegan” ,talvolta osteggiato come ennesima “trovata” degli animalisti potrà apparirci per ciò che è realmente: un passo avanti verso una politica di alimentazione sostenibile.
Veganismo e vegetarianesimo: un fenomeno in costante crescita
Essere vegetariani o vegani, per la vita o per un giorno fa del bene anche alla nostra economia e questo è visibile sempre chiaramente negli scaffali dei nostri supermercati, dove prodotti “meat-free” (senza carne) sono sempre più comuni e apprezzati da un pubblico che ha una cultura alimentare sempre più vasta.
La sovrabbondanza di cibo spazzatura e di prodotti a base animale ha avuto serie conseguenze sulla salute pubblica e una presa di coscienza collettiva ha imposto il ritorno ad un’alimentazione più naturale, sana e “intelligente”, poiché meglio gestita nei suoi processi produttivi. Vegani e vegetariani si sono posti in prima fila per quanto riguarda questo cambiamento e il loro numero è aumentato esponenzialmente tanto che in italia, nel complesso, ne sono stati censiti nove milioni, ed è proprio qui che entra in ballo l’economia: queste persone costituiscono infatti una vera e propria fetta di mercato, troppe volte sottovalutata o ignorata e di cui finalmente le grandi aziende si stanno accorgendo (come si evince dal fiorire di negozi “animal-free”), questo per smentire chi, di fatto, sostiene che un calo nei consumi della carne finirebbe per danneggiare il commercio interno.
Il veganismo e il vegetarianesimo, ispirati sia dall’amore per la natura, sia spesso, da principi etici e morali non indeboliscono affatto l’economia della nazione, al contrario le danno nuova forza aprendole settori nuovi e incoraggiando le aziende ad essere più sensibili ai bisogni del consumatore: un altro buon motivo per essere “verdi”.
Ammoniaca
Un ultima ragione per darsi al “Mercoledì Vegan“?
L’ammoniaca: questa sostanza, è infatti una delle tossiche che si possano riversare nell’ambiente e anche se molti non lo sanno ben il 64% dell’ammoniaca prodotta globalmente viene utilizzata nel settore zootecnico. Shockante? Senza dubbio, e forse sarebbe il caso di rifletterci anche mentre facciamo la spesa: meglio lasciare sullo scaffale una o due bistecche in più per concederci un gustoso ed ecologico pasto vegetale ed essere persone più sane,che vivono in un mondo più pulito